Fidanzati uccisi a Lecce. Alla ricerca di un perché.

Omicidio De Marco: un caso dalle inumerevoli diagnosi

Doveva essere un lunedì sera all’insegna della speranza e dell’ansia di sapere presto i risultati elettorali ma nel dunque delle operazioni di scrutinio arriva la notizia di un duplice omicidio nella tranquillissima Lecce.

Ci si ferma e con occhi  increduli, si cerca di capire cosa è successo, chi è stato, perché. A distanza di più di quindici giorni, degli interrogativi ancora rimangono senza risposta.

Due giovani ragazzi, Eleonora Manti e Daniele De Santis, quel lunedì sera erano riversi nella loro abitazione di via Montello, a terra in una pozza di sangue, con il loro corpo straziato da ripetute coltellate.

Questo al momento è l’unico dato certo.

Gli inquirenti, con solerte dovizia e con molta professionalità hanno dato avvio alle indagini riuscendo in pochi giorni a “catturare il presunto killer”, ed è proprio qui l’incredulità maggiore.

Un giovane ragazzo di  21 anni Antonio De Marco, esile, dal viso delicato, all’apparenza tranquillo incarna invece i germi del male confessando il macabro omicidio.

Tanto in questi giorni si scrive su di lui, sulle sue dichiarazioni, sul suo passato, sulla sua famiglia.

A volte per riempire le pagine dei rotocalchi le ricostruzioni e le intenzionalità dell’assassino diventano persino fantasiose, ma si sa, si fa tutto per un po’ di notorietà, eppure la cosa più grave è che non si tenga conto che la vicenda vede protagonisti degli esseri umani.

Per quanto atroce e inspiegabile intorno ad essa ruotano diverse persone la cui vita è cambiata radicalmente e soprattutto non potrà mai più ritornare ad uno stato precedente e mi riferisco ai familiari delle vittime e dello stesso assassino.

Attenzione quindi a fare sciacallaggio di notizie, il dolore è già abbastanza insopportabile così che non serve certamente altra benzina sul fuoco.

Le considerazioni criminologiche. Il movente

Fatta questa doverosa e sentita premessa, si vuole porre l’attenzione da un punto di vista criminologico sulla singolarità del caso.

Un omicidio definito “senza movente” ma che così naturalmente non è.

L’etimologia della parola “movèntem”, che si muove, che dà impulso indica appunto che ci deve essere necessariamente una spinta per compiere una determinata azione altrimenti l’azione stessa non esisterebbe, e allora qual è stata la spinta che ha portato Antonio De Marco a muovere la sua “azione” contro i due fidanzati?

Da un primo interrogatorio pare sia emersa una sua dichiarazione riguardo la difficoltà del De Marco di assistere alla “troppa felicità” della coppia, tanto da averlo infastidito covando un senso di invidia così forte che lo ha portato al tragico epilogo dell’omicidio.

Ma potrebbe essere davvero questo il movente?

Da informazioni che stanno circolando un questi giorni sembrerebbe che l’aspirante infermiere non abbia mandato giù la decisione del De Santis di non condividere più l’appartamento con lui a fronte della possibilità di far diventare l’abitazione di via Mondello, quale residenza coniugale dei giovani fidanzati.

Sembrerebbe che il De Marco fosse disposto invece a continuare la convivenza con i due, sembra anche che lo studente nel periodo in cui non ha vissuto nell’appartamento con Daniele abbia con lui intrattenuto uno scambio assiduo di messaggi tanto da aver suscitato in Eleonora un senso di “fastidio”.

Ecco qui che si inizia a delineare un possibile “movente” la gelosia e la possibile omosessualità del De Marco, ma questa è solo una ipotesi blanda, come tante altre supposizioni fatte.

La diagnosi di personalità

E allora si cerca di analizzare la personalità del killer e anche qui ci sono coloro che hanno le verità in mano, che solo basandosi su pochi fatti hanno già fatto diagnosi di personalità.

Da parte della scrivente va fatto un plauso a queste persone, che hanno un occhio talmente abile e attento che possono fare diagnosi senza avvalersi di strumenti psicodiagnostici creati ed utilizzati per dare scientificità alle caratteristiche personologiche di un individuo.

Persone che dovrebbero essere “attendibili” data la notorietà che con anni di lavoro hanno acquisito e per il ruolo che sono state chiamate a svolgere nella vicenda.

A mio giudizio forse andrebbe fatto un passo indietro ed attenersi a ciò che la “scienza” propone.

Hanno definito il De Marco come affetto dai più disparati disturbi di personalità, già si è parlato degli articoli 85 ed 88 del codice penale riguardo la capacità di intendere e volere dell’assassino o su un possibile vizio parziale di mente.

Potremmo dire a questo punto: caso risolto!

Abbiamo un possibile movente: invidia o gelosia, abbiamo un assassino, due vittime, una diagnosi, una certezza di imputabilità a questo punto si potrebbe, anzi già lo si è fatto, decidere la pena, e qualcuno l’ha decisa nell’ergastolo!

Alla fine tutto questo è normale, siamo nell’era digitale tutto va alla velocità della luce persino le condanne mediatiche. Ma a qualcuno è venuto il dubbio invece che il nostrano Dott. Jekylle Mister Hyde possa non avere un disturbo personologico ma essere affetto presumibilmente da una patologia ancora più difficile da individuare come una sindrome di Asperger?

La sindrome di Asperger

Che cos’è la sindrome di Asperger?

E’ considerata una forma lieve di autismo che comprende disturbi relazionali e comportamentali che sono ripetitivi e ristretti.

Nell’ Asperger non c’è un ritardo cognitivo, il pediatra viennese Hans Asperger da cui deriva il nome della sindrome, all’inizio del Novecento nel descrivere il comportamento di questi bambini gli definì “piccoli professori”.

Riscontrò che essi pur avendo un carattere solitario, dei movimenti goffi, delle difficoltà a relazionarsi e a comunicare con i loro coetanei e con gli altri, coltivavano di contro molti interessi spaziando dalla musica, alla scienza, al collezionismo, erano soggetti talmente presi dalle loro attività che finivano per diventarne e dei veri e propri esperti.

Le persone affette da Asperger presentano scarse capacita’ di problem solving e di emettere giudizi, quando si presentano loro periodi stressanti dovuti sia a cambiamenti di vita importanti o semplicemente a cambiamenti dovuti alle fasi di crescita dello sviluppo, possono regredire nel loro modo di funzionamento.

Spesso manifestano problemi di disregolazione emotiva, dimostrando la difficoltà nel regolare le emozioni quali ansia e rabbia, portando l’individuo ad aggravare i suoi problemi relazionali sia nell’intraprendere che nel mantenere i rapporti con gli altri.

Questo porta all’innesco di un circolo vizioso in cui si genera ansia e rabbia per la frustrazione che deriva dal fatto di non riuscire appunto a gestire un comportamento sociale adeguato per l’instaurarsi e il mantenimento delle relazioni sociali. La soluzione che viene messa in atto da questi soggetti è l’evitamento ed il ritiro ma ciò porta inevitabilmente all’isolamento e a uno stato depressivo.

Presumibilmente De Marco aveva visto nella coppia di fidanzati dei possibili “buoni amici”, forse il fatto di non vivere più nella loro casa, lo ha portato in una fase di stress e di allarme attivando in lui quel circolo fatto di ansia, frustrazione, isolamento, depressione tipico di un suo presunto disturbo.

Il non far più parte di questa triade, è stato presumibilmente vissuto come una perdita, per un periodo ha cercato in qualche modo di rimanere “attaccato” ad essa mediante i messaggi scambiati con Daniele ma ciò che mancava verosimilmente era il quotidiano, la ripetitività delle azioni che normalmente si compiono durante il giorno, e questo ha portato ad una rottura che ha condotto a reazioni disadattive gravissime che non sono state rivolte verso se stesso come spesso accade nei soggetti con sindrome di Asperger ma rivolte contro coloro che hanno innescato questo processo di stress e di rabbia, oltretutto è da considerare il fatto che questi individui non sono consapevoli delle regole implicite di condotta.

Sarebbe interessante sapere alcune informazioni sul De Marco per poter effettivamente prendere in considerazione questa prospettiva, quali per esempio: se utilizza il contatto oculare integrandolo nel discorso, le sue capacità linguistiche e la conversazione in un contesto sociale.

Anche vedere se si attiene all’interpretazione letterale di quanto viene detto è un indicatore importante, infatti la persona con Asperger è poco consapevole dei significati nascosti, impliciti o multipli.

Le espressioni e il riconoscimento delle emozioni e delle espressioni facciali sembra particolarmente compromesso in queste persone, le quali mostrano una difficoltà nel riconoscimento dei pensieri e sentimenti delle altre persone, purtroppo abbiamo potuto vedere il volto di De Marco solo attraverso le varie foto pubblicate in rete.

Le altre ipotesi diagnostiche

E’ quindi questa la possibile diagnosi? Certo che no!  E’ una delle tante possibili.

Si potrebbe per esempio ipotizzare un disturbo schizoide.

La personalità di tipo schizoide è una condizione che si caratterizza per distacco sociale, mancanza o indifferenza alle relazioni interpersonali e ridotta capacità di espressione delle emozioni.

C’è una modalità pervasiva di distacco da tutti quelli che sono i contesti sociale.

Le persone affette da qesto disturbo dimostrano un forte isolamento sociale, manifestano anche la tendenza a non trarre piacere nello svolgere qualsiasi tipo di attività, preferiscono trascorrere il tempo da soli. Raramente mostrano cambiamenti nell’umore, a dispetto di eventi esterni.
Hanno una concezione di loro come vulnerabili a essere controllati, sminuiti o rifiutati, percepiscono gli altri come troppo intrusivi, ostili. Sono in realtà dei disadattati, il loro unico compito è quello di mantenere distanti gli altri.

Gli individui con personalità schizoide tendono a essere tristi. Se sono costretti a incontri ravvicinati, possono diventare molto ansiosi. Spesso appaiono distanti e senza emozioni.

Vivono in un “mondo tutto loro” escluso dalla vita degli altri.Possono anche avere una buona attività lavorativa se riescono a mantenere distanti i rapporti sociali.

In realtà c’è una grande difficoltà nel distinguere tra un disturbo schizoide di personalità e un disturbo dello spettro autistico di livello moderato, o ancor più con una sindrome di Asperger, dal momento che entrambi hanno gravi compromissioni nelle interazioni sociali, comportamenti e interessi stereotipati.

Quello che può aiutare a fare una diagnosi differenziale è la storia anamnestica dell’individuo e capire se i sintomi siano già presenti in età infantile (come per lo spettro autistico), o la loro manifestazione è stata più tardiva (disturbo schizoide).

Conclusioni

Si sono volute illustrare due possibili diagnosi a cui si può giungere per cercare di “comprendere” il gesto di De Marco solo per far capire che di teorie su possibili motivi psicologici, biologici, ambientali,ecc ve ne sono molte da prendere in considerazione ma tutto questo verrà sicuramente preso in esame dagli esperti a cui saranno affidate le perizie, e mediante l’ausilio di test daranno scientificità a quanto da loro sostenuto e scritto, dal canto nostro non ci resta che aspettare gli esiti delle valutazioni, sperando solo che non ci siano preconcetti e pregiudizi nell’esaminare colui che si è reso reo di un gesto così incomprensibile ma che ha portato alla perdita di due ragazzi nel pieno della loro vita, e a quella distrutta di tutte le persone, familiari ed amici che ruotano intorno alla vicenda.

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