Gelosa-Mente – Riflessioni per conoscere, educare e prevenire
Prendendo spunto dal mio saggio del 2017 “Gelosa-Mente. Riflessioni per conoscere, educare e prevenire” edito da Sama edizioni (clicca qui), affronto il controverso sentimento archetipico dell’animo umano, la gelosia, partendo da un esame generale delle origini e del suo significato in termini concettuali, attraversando i numerosi contributi teorici che ne hanno tratteggiato le caratteristiche. Dalla sua funzione preservativa della specie in chiave antropologica e quindi alla stabilizzazione della coppia, la gelosia è stata demonizzata come il movente più ricorrente nei casi di delitti passionali, in cui la mano del carnefice ha spesse volte il volto dell’uomo amato o dell’ex e come tratto frequente nei numerosi casi di violenza domestica.
Tra le sei emozioni di base, dal punto di vista evoluzionistico la gelosia coinvolge tutti, senza distinzione di genere, età o ceto sociale, (addirittura ci sono casi anche tra gli animali), ma è la modalità con la quale si esterna e ci si convive che cambia. L’avvento dei Social e di una second life virtuale ha portato ad un incremento dell’instabilità prima personale e poi socio relazionale, influendo negativamente sull’armonia dei rapporti di coppia, coinvolgendo spesso anche i rapporti amicanti e parentali.
Nonostante la Giornata Internazionale della violenza contro le donne, i numerosi convegni e le tante parole spese – più dagli addetti ai lavori che non dalle Istituzioni – il numero delle donne uccise per mano di chi avrebbe dovuto amarle è inarrestabile e si contano già 10 vittime in questo primo bimestre[1]. L’adeguamento normativo che contraddistingue l’Italia è senza dubbio all’avanguardia, ma non si sta rivelando idoneo a risolvere questa mattanza che ogni anno supera le 100 vittime.
Alla luce di queste riflessioni, nel Saggio, il viaggio teorico esplorativo affonda le radici nel rapporto madre-figlio, in quella che Bowlby definisce teoria dell’attaccamento, i cui stili variano in virtù della personalità materna, delle competenze acquisite nel suo divenire e nelle sue stesse angosce che inevitabilmente si ripercuotono nel rapporto coi figli. Ciò che ci insegna una madre ci segna per sempre e un bambino insicuro dell’amore materno, sarà un adulto poco facilitato a vivere una relazione d’amore piena, equilibrata e soddisfacente.
La gelosia
Se la gelosia è annoverata erroneamente dalla cronaca spesso più come scusante che non come chiave di lettura alla comprensione fenomenologica, si rischia di veicolare un messaggio sbagliato che giustifica l’inevitabile ciò che invece è totalmente prevedibile ed evitabile.
Una persona gelosa, eccessivamente aggressiva e violenta ha un suo corredo comportamentale che si slatentizza velocemente: inizia coi divieti, con la derisione, le offese, le mani addosso.
Per quanto si possa studiarne la metodica, insegnare e quindi trasmette gli indicatori di predittività dell’evento aggressivo nella coppia, nonostante la legge sia chiara e condanni fortemente determinate condotte criminali, quello che nel Saggio porto in evidenza è la necessità di una rivoluzione educativa e culturale che passa attraverso lo smantellamento dei luoghi comuni della nostra infanzia, seppur affascinanti, come i miti della mezza mela, dell’anima gemella e qual si voglia illusione poetica ci abbia accompagnato fin da piccoli alla predisposizione e attesa di un principe azzurro che salverà l’indifesa principessa.
Non è affidandoci all’Altro o all’Altra che saremo salvi: si salva chi si vuol salvare, chi anzitutto evita di cadere in tranelli emotivi la cui evoluzione è già amaramente scritta. Vivere un rapporto di coppia non tossico vuol dire anzitutto affiancare alla parola Amore non gelosia, ma Libertà. Siamo nati completi, non per essere completati.
La vera capacità dell’Essere Umano
La vera capacità dell’Essere Umano dovrebbe essere quella di preservare la propria individualità e vedere l’Altro non come un prolungamento del proprio sé (acquisito e dato quindi per certo e scontato), ma un arricchimento. Quindi non Qualcuno di cui si ha bisogno, ma voglia, possibilmente predisponendo la mente alla consapevolezza di due fattori fondamentali:
- la suscettibilità della variabilità del tempo, per cui nulla è eterno;
- l’ipotetico “no” come rifiuto ad un corteggiamento o un “basta è finita” a fine rapporto.
Se l’Adulto non è più che preparato alla gestione del “rifiuto”, cioè non ha esperenziato in età infantile e adolescenziale la “frustrazione”, perché cresciuto da una figura di riferimento genitoriale tipo fan piuttosto che alter ego formativo, in età adulta difficilmente tollererà una donna che lo respinge.
Prevenire i fenomeni di stalking, femmincidio – anche se non è un termine che amo utilizzare – ovvero, relazioni tossiche e pericolose, vuole dire innanzitutto uscire dal vincolo cerebrale che quel Qualcuno ci appartenga per sempre (perché senza non si è in grado di vivere), rendendo il rapporto funzionale e andando decisamente contro ogni meravigliosa sfumatura che va sotto il nome di Libertà di scelta individuale e che è, e dovrebbe essere, il senso più profondo dell’Amore la cui formula è spiegata dettagliatamente nell’ultimo capitolo del Saggio…buona lettura
bella e anche notevole breve articolo. Apprezzo molto la vostra
iniziativa.