UNO SGUARDO UMANO SUL MOSTRO: AILEEN WUORNOS
L’infanzia
La vita di Aileen Wuornos (Rochester, 29 febbraio 1956 – Raiford, 9 ottobre 2002) è stata sin dall’inizio drammatica.
Dopo l’abbandono della madre, l’arresto e il suicidio in carcere del padre, fu adottata dai nonni che per anni ha creduto essere i suoi genitori biologici. Il nonno, alcolizzato, la violentava e umiliava costantemente.
Scoprì molto presto la sessualità con il fratello Keith.
Dopo la scoperta delle sue vere origini iniziò a svolgere una vita irregolare, a prostituirsi per pochi spicci, per sigarette o alcol. A seguito di una violenza subita all’età di quattordici anni da un amico del nonno ebbe un figlio che fu subito dato in adozione.
Cercava di farsi benvolere dai suoi coetanei offrendo sesso in cambio di alcol e pochi soldi, ma otteneva l’effetto contrario: veniva derisa ed emarginata, considerata una poco di buono.
Dopo la morte della nonna, il nonno mise alla porta i due fratellini ed Aileen cominciò a vivere come una senzatetto, guadagnandosi la giornata con l’unica cosa che sapeva fare: prostituirsi e rubare.
Una situazione sicuramente difficile che ha segnato la sua infanzia, improntata alla violenza e alla spasmodica ricerca di attenzioni ed affetto. Si può dire che non sia stata educata ad una corretta sessualità, infatti questo sarà il fulcro di tutta la sua vita.
La mancanza di educazione in tal senso le comporta dei problemi relazionali e comportamentali; in una realtà umile e senza una vera famiglia che la supportasse era quasi inevitabile che l’unico modo che avesse per sopravvivere senza una casa e senza un lavoro fosse usare il suo corpo come ha fatto sin da piccola, inizialmente per conquistare la benevolenza dei compagni.
Come nella maggior parte dei killer il distacco da una o da entrambe le figure genitoriali gioca un ruolo determinante nell’insorgere di psicopatie, ed infatti, non si è mai sviluppato quel rapporto madre-figlia fondamentale per la crescita di una giovane donna.
La vita sentimentale
Questo susseguirsi di tragici eventi (tra cui successivamente la morte del fratello per un tumore) verificatisi in poco tempo la porta a soli quindici anni a vivere una vita di strada, fatta di risse, rapine, alcol e prostituzione ma soprattutto cresce in lei la voglia di vendetta nei confronti degli uomini che l’hanno sempre sfruttata e della società che l’ha sempre respinta.
Le sue storie d’amore vanno male.
L’incontro e il matrimonio con un uomo ricco molto più grande di lei sembra essere la possibilità per cambiare la sua vita ma Aileen ha un carattere difficile e violento e l’unione naufraga dopo poche settimane.
La sua vita cambia quando incontra Tyria Moore, con la quale inizia una convivenza continuando a mantenersi con furti e prostituzione.
Inizia a portare con sé una pistola.
Il primo omicidio
Dai piccoli reati all’omicidio il passo è breve.
Una sera sale nella macchina di un uomo, Mallory; lui la violenta, la sevizia e lei dopo una colluttazione lo uccide con quattro colpi di pistola, lo deruba e abbandona il corpo lontano dal luogo del delitto. Lei sosterrà sempre che si è trattata di legittima difesa.
Da quel momento il modus operandi è sempre lo stesso: a seguito di autostop si accorda con gli uomini per prestazioni sessuali, quando arrivano in un luogo appartato li uccide e li deruba, abbandona i corpi seminudi e rivende i loro oggetti al banco dei pegni. Tyria è al corrente del primo omicidio di Aileen ma non la denuncia, continuano la loro vita insieme vivendo alla giornata.
Le vittime della Wuornos sono sette (ma fu condannata per sei omicidi perché di una vittima non sarà mai ritrovato il corpo). La polizia capisce che sono di fronte ad un serial killer probabilmente una prostituta.
Le indagini sono però a un punto morto fino a che un’anziana signora ricorda di aver assistito a una scena fuori dal comune, vicino a casa sua una auto era finita fuori strada, nell’estate del 1990, e ne erano fuoriuscite due donne, una bionda e una bruna, che avevano stranamente rifiutato in maniera piuttosto congestionata ogni tipo di soccorso.
E’ finalmente il primo indizio concreto, la macchina abbandonata appartiene ad una delle vittime, sull’auto vengono rilevate delle impronte e nel frattempo sul mercato nero viene rintracciata una telecamera appartenente a Mallory, la prima vittima, così si risale all’identità del killer.
Anche Tyria viene arrestata ma le promettono che nessun addebito di giustizia le verrà contestato se convincerà la Wuornos a confessare. La Wuornos durante il processo ammette gli omicidi ma ne darà versioni diverse, prima discolpandosi dicendo di avendo agito per legittima difesa, poi ritratterà più volte dichiarando che soltanto Mallory l’aveva violentata.
Tyria viene scagionata dalle affermazioni di Aileen che, ingannata, se ne renderà conto soltanto durante il processo.
La vicenda processuale è caratterizzata da un comportamento altalenante della Wuornos. Cambia spesso versione dei fatti, in aula dà spettacolo, dichiara che la voglia di uccidere era troppa e se fosse uscita lo avrebbe fatto ancora. Sarà condannata alla pena di morte tramite iniezione letale eseguita nel 2002.
Spunti di riflessione
La Wuornos è il frutto degli eventi che ha vissuto.
Dall’infanzia difficile ha portato con sé il rifiuto verso gli uomini e la difficoltà di rapportarsi con essi. Nessun uomo è riuscito, ai suoi occhi, a riscattare la categoria ma essendo bisognosa di quell’amore che non ha mai ricevuto e di un punto fermo nella sua vita dopo anni passati a vagabondare, ha deciso di ancorarsi a Tyria.
Il furto non sembra essere il fine ultimo degli omicidi, piuttosto lei sembra cercare vendetta nei confronti del genere maschile. È inconsueto riscontrare nelle serial killer donna determinate caratteristiche.
Le donne non hanno la propensione alla violenza e all’omicidio a sangue freddo, non uccidono uomini sconosciuti. La Wuornos è unica nel suo genere ma sicuramente si tratta di un’omicida disorganizzata, ferma nella volontà di uccidere ma priva della meticolosità necessaria per compiere un delitto perfetto.
Dopo il primo omicidio non viene subito fermata dalla polizia quindi la voglia di uccidere si rafforza. Cerca vendetta.
Solo il primo omicidio è stato compiuto per legittima difesa (sembra che Mallory fosse già noto alle forze dell’ordine) ma portare con sé un’arma non lasciava comunque presagire le migliori intenzioni da parte della Wuornos; forse Mallory sarebbe stato assassinato ugualmente anche se non l’avesse seviziata e violentata o forse è stata proprio la violenza dell’uomo che le ha fatto rivivere le umiliazioni subite da piccola (da parte del nonno, da parte dell’uomo che l’ha messa incinta e sicuramente da parte anche di altri coetanei) trovando così il peggior modo per vendicarsi.
È difficile credere che i sette uomini che ha ucciso fossero tutti soggetti violenti che abbiano reso necessario una difesa da parte dalla Wuornos così estrema; erano per lo più camionisti o passanti che cercavano avventure brevi per poi continuare il loro viaggio.
L’unico punto importante nella sua vita tormentata è stato la sua compagna che l’ha assecondata conoscendo quantomeno il primo omicidio (come lei stessa affermerà) ma che la tradirà per non essere processata.
Quella di Tyra è una figura molto controversa, infatti il suo intervento avrebbe potuto porre fine a questa vita di rapine delitti e omicidi e salvare la vita oltre che degli altri sei uomini se l’avesse denunciata, anche la vita della stessa Aileen se avesse cercato di portarla sulla retta via non assecondandola e non usufruendo insieme a lei dei proventi delle rapine di cui era a conoscenza.
Quando Tyria decide a sua insaputa di tradirla addossandole la colpa di tutti gli omicidi e le rapine commesse, Aileen capisce il raggiro ed essendone innamorata decide di addossarsi tutte le responsabilità confessando di essere stata l’unica artefice di quanto compiuto.
Un ruolo importante ma pressochè superficiale ha avuto anche la polizia che più volte fermò la giovane per vari delitti minori lasciando a piede libero una persona disturbata che ha continuato ovviamente a delinquere.
Inizialmente spera nella clemenza e nella comprensione della Corte ma capisce che non ha speranze di essere assolta: è uno dei pochi casi in cui viene chiesta l’accelerazione della giustizia, è consapevole che sarebbe stata condannata per tutti gli omicidi e che non avrebbero creduto alla sua versione.
L’eco mediatico è da subito molto alto. Le case cinematografiche si contendono la sua storia.
Decide di rinunciare a tutti gli appelli; arriva al punto in cui non le importa di continuare nessuna battaglia legale, non ha fiducia nelle capacità degli investigatori né nei confronti della giustizia che non crede alle sue dichiarazioni riguardanti l’eccesso di legittima difesa e attacca chi cerca di lucrare sulla sua vicenda; vuole solo morire, pagare per il male che ha fatto e porre fine alla sua vita, ormai è completamente sola.
L’accusa dimostrò che fosse capace di intendere e di volere al momento del compimento degli omicidi e che traesse piacere dall’uccidere e rapinare i suoi clienti.
È evidente però che soffrisse di disturbi di personalità e sociopatia che comportavano assenza di empatia e freni inibitori; era una donna violenta e spericolata che non si preoccupava delle conseguenze delle sue azioni; l’adozione di uno stile di vita dissoluto fatto di autostop e delitti minori e soprattutto la reiterazione delle condotte dopo aver scontato i debiti con la giustizia, sono indici di non curanza verso la società e verso la legge.
Soffriva di scatti d’ira, soggiogata dalla rabbia, aveva una visione distorta del mondo che con lei era stato ingiusto e forse non capiva a pieno cosa comportasse una condanna a morte.
La Wuornos aveva bisogno a questo punto della sua triste vita di redimersi, di rivolgersi a qualcuno che non l’avrebbe giudicata ma soltanto compresa e perdonata, così legge la Bibbia e chiede perdono per il male fatto scrivendo una lettera mentre era nel braccio della morte prima dell’esecuzione, consapevole e pentita delle sue azioni.
La Wuornos non ha ricevuto una vera e propria educazione, se avesse voluto cambiare la sua vita avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento, ma il suo animo tormentato trovava evidentemente sollievo in quello stile di vita ed era entrata in un vortice dal quale non riusciva ad uscire. È anche vero che non tutti coloro che hanno la sfortuna di vivere una vita travagliata diventano criminali ma essendo cresciuta nella violenza non è mai riuscita ad allontanarsene da sola.
È chiaro che da questo vortice non riescono ad uscire le persone che presentano già molti traumi e disagi, forse una persona “normale”, nonostante l’ambiente sfavorevole avrebbe reagito diversamente, ma le vicissitudini nella vita di Aileen sono talmente tante che quando nasci e cresci in un determinato modo è quasi impossibile cambiare rotta.
L’incontro con la Moore, che lei credeva la più grande fortuna della sua vita, è stata invece la sua rovina, una donna che evidentemente aveva dei problemi e delle devianze come lei: intraprendere una relazione con una prostituta con la fedina penale sporca non è quello a cui un rispettabile cittadino ambirebbe. Si è venuta a creare tra le due una relazione di dipendenza dalla quale la Moore non sapeva più uscire, perché la Wuornos anche se problematica era in questa coppia il personaggio dominante.
Sarebbe comunque da verificare il suo contributo morale (se non materiale) nei crimini di Aileen. Il suo sentimento nei confronti della tormentata Wuornos sicuramente non era puro; l’ha venduta alla giustizia e l’ha abbandonata invece di pagare il suo debito come complice a tutti gli effetti. Tyria ha accresciuto e fomentato la Wuornos nei suoi propositi criminosi non ponendo fine a quella che sarebbe diventata un’escalation di violenza.
Stabilire la capacità di intendere e di volere al momento del compimento del fatto è una procedura complicata sulla quale si basano spesso le sorti dei processi penali in casi del genere ed è importante rimanere imparziali nella valutazione e non permettere alle emozioni di svolgere alcun ruolo pregnante, essendo il fine ultimo delle perizie in generale la ricerca della verità.
Le perizie psichiatriche sulla Wuornos hanno rivelato la presenza di disturbi ma non sono stati sufficienti a dichiarare il vizio di mente. Sicuramente soffriva di un disturbo di personalità borderline e comunque era un’omicida disorganizzata, non sembra riflettere pienamente sulle sue azioni. Quelli che sono ritenuti comunemente errori basilari ma che per lei erano azioni non ragionate (vendere gli oggetti delle vittime, scaricare i corpi senza occultarli e utilizzare le loro auto) non denotano nessuna furbizia né impegno.
Conclusioni
Bisogna riflettere sulle condizioni di vita della Wuornos: lei è il risultato di quello che ha vissuto e di quello che le è stato fatto; una riflessione volta non a giustificare i suoi crimini ma per lasciare uno spiraglio di pietà umana. La capacità di intendere e di volere, nonostante i suoi disturbi di personalità, non era alterata perché era consapevole di ciò che faceva e avrebbe continuato ad uccidere, ma un ruolo fondamentale ha giocato anche la società americana che non si è preoccupata di aiutare una persona con evidenti problemi e che l’ha sempre giudicata fino poi a condannarla a morte.
Purtroppo il sistema di giustizia americano non è improntato al recupero del reo, non esiste la volontà di creare uno Stato che cresca cittadini sani e con valori, questo è stato l’atteggiamento nei confronti della Wuornos che sin da piccola entrava ed usciva dal carcere senza ricevere un supporto psicologico che la aiutasse a cambiare strada e quando lei ha chiesto l’accelerazione del processo la Corte non aspettava altro che giustiziare il mostro e assecondare l’opinione pubblica visto anche il clamore mediatico che il caso aveva suscitato.
La Wuornos poteva essere fermata e salvata prima dallo Stato e poi dalla Moore. Questo è anche il motivo per cui l’America registra un numero molto alto di criminalità e cresce alcuni dei più spietati killer a livello mondiale.
Nessun personaggio nella vita di Aileen sembra aver avuto un ruolo pienamente positivo, quando lei uccideva manifestava la sua rabbia verso gli uomini, la società e il mondo che lei percepiva come alleato contro di lei.
Se è vero che si è lasciata travolgere dagli eventi senza reagire e ha preso la strada “facile” che molte persone in difficoltà scelgono, è anche vero che i valori si apprendono e si assumono dall’habitat sociale e che esiste una sorta di determinismo nelle scelte comportamentali dei singoli, connesso alle relazioni interpersonali.
Dott.ssa Giovanna Maresca