Adolescenza e violenza. I baby killer

UNA PREMESSA:I SERIAL KILLER

Chi si occupa di cronaca nera, ma, particolarmente, è interessato ad approfondire le vicende dei serial killer avrà certamente sentito parlare di Ted Bundy, Andrej Cikatilo, Gianfranco Stevanin,  Jeffrey Dahmer, David Parker Ray che sono (purtroppo tra molti altri)  i serial killer più famosi del nostro secolo .

 

Una pletora di libri, film, telefilm, documentari, programmi televisivi, hanno ripercorso le loro efferate gesta che, evidentemente, attirano la curiosità (più o meno morbosa) di chi le guarda.

Le persone sopra nominate (e abbiamo nominato solo i personaggi più famosi) hanno seviziato, mutilato, torturato ucciso selvaggiamente e fatto scempio dei cadaveri di povere vittime, sempre, di fronte a loro, inermi ed indifese.

Ma tutti loro, quando hanno cominciato le aggressioni e gli omicidi seriali erano tutti maggiorenni.

Tutti loro sono stati catturati e condannati; c’è  chi è stato giustiziato (Ted Bundy, Andrej Cikatilo), chi è morto in carcere (Jeffrey Dahmer o David Ray Parker), chi è ancora detenuto all’ergastolo, (Gianfranco Stevanin).

Tra i vari elementi che li accomuna c’è quello dell’età. Nessuno di loro ha ucciso se non dopo essere divenuto maggiorenne.

Non che sia una grande consolazione. Ma perlomeno,  in un certo qual modo, la nostra coscienza  riesce  a  tollerare meglio atti  di sadica violenza quando questi sono compiuti da un adulto, sperando di riuscire, tramite il ricorso alle scienze di settore, una spiegazione.

Ma come reagiamo quando gli omicidi, efferati e premeditati, sono commessi da minorenni, poco più che adolescenti?

Purtroppo la maggior parte dell’opinione pubblica non è  a conoscenza che in numerosissimi casi vi sono stati aggressori ed assassini seriali che , nel momento in cui uccidevano, erano ben lungi dall’aver compiuto la maggiore età.

In questi casi, diversamente dagli adulti, l’opinione pubblica sembra non accettare e quasi rifiutare l’idea che un bambino possa essere già un assassino, tanto che le gesta e i nomi dei cd “baby killers” sono sconosciuti ai più .

Ed invero ci sono adolescenti e giovani che cercano le loro vittime pianificano l’assassinio e uccidono  con brutalità e violenza, senza rimorsi, in modi spaventosi: dall’uccidere per semplice divertimento, all’ avvelenare la propria famiglia sino a cucinare la carne di una vittima.

Purtroppo, ed è una considerazione terribile, non esiste un limite di età per divenire serial killer.

Nel prossimo articolo ci addentreremo nella ricerca delle cause che conducono un adolescente a manifestare forme estreme di violenza finalizzate all’omicidio.

Nell’articolo odierno esamineremo due dei più celebri baby killer, Jesse Pomeroy e Mary Bell.

I BABY KILLER. JESSE POMEROY

Jesse Pomeroy

Jesse Harding Pomeroy è nato il 29 novembre 1859, ed è morto in un Istituto Penitenziario il 29 settembre 1932.

Jesse Pomeroy è stata la persona più giovane della storia del Commonwealth del Massachussets ad essere condannata per duplice omicidio di primo grado, risultando, forse, l’aggressore, nonché serial killer più giovane della storia (recente) della criminologia.

Jesse Harding Pomeroy è nato a Charlestown, nel Massachussets, da Thomas J. Pomeroy e Ruth Ann Snowman. Era il secondogenito. Suo fratello Charles Jefferson Pomeroy, era nato due anni prima.

Il padre (1835-1898), aveva vissuto quella spaventosa vicenda che fu la guerra civile americana, da lì sembra che avesse preso il vizio di bere, e oggi diremmo, recava tutti i sintomi di quella che viene definita sindrome da stress post-traumatico.

Successivamente alla guerra riuscì  a trovare un impiego presso un cantiere navale. Sempre ubriaco, morì alla giovane età di 54 anni.

Sappiamo molto su Jesse Pomeroy, soprattutto grazie al fatto che, dopo la condanna,  trascorse tutta la sua vita in prigione, dove ebbe più volte la possibilità di raccontare, ai giudici, ai medici, ai giornalisti, le sue vicende e la sua vita, rispondendo a molteplici domande e sottoponendosi ai primi “test” della nascente psichiatria criminale.

L’INFANZIA

Jesse, come dimostrerà più avanti, era molto intelligente, ma aveva problemi a socializzare in quanto era diverso dagli altri bambini.

Se ancora oggi la diversità crea enormi problematiche socio-relazionali, figuratevi allora nel tardo Ottocento.

Jesse era nato con una sorta di membrana biancastra sopra l’occhio destro , simile ad una cataratta. Dunque aveva un occhio bianco senza iride né pupilla. Era più grosso fisicamente degli altri bambini e , da quello che, successivamente ha riferito, soffriva,  di attacchi epilettici.

Per tutti questi motivi i suoi pari avevano paura di lui e preferivano evitarlo

Jesse, che non amava fare attività fisica, si era rifugiato nelle letture,  passando gran parte del suo tempo a leggere i racconti delle guerre indiane.

Il suo gioco preferito era il classico “Scouts and Indians” ( quello che noi chiamiamo gli indiani e i cowboy), nel quale gli piaceva fare l’indiano legando e simulando, con i pochi amici con cui giocava,  le tecniche di tortura che venivano descritte nei libri che aveva letto.

Aveva una predisposizione al  sadismo. Interrogato dagli psichiatri su come mai fosse affascinato dalle torture, collegò questa sua insana passione, a quello che gli faceva il padre ogni volta che lui gli disubbidiva: lo denudava e lo colpiva con una verga o un bastone sino a farlo sanguinare.

Per reazione, accumulava aggressività e rabbia , che in un primo momento, sfogò sugli animali, seviziandoli.

Ai medici curanti raccontò, di aver tagliato le teste dei canarini di sua madre, e di aver torturato il gatto del vicino, che poi lo trovò agonizzante sulla porta di casa.

Da lì a poco Jesse comincerà a rivolgere le sue deviate voglie verso gli esseri umani.

Nel 1871-1872, quando Jesse aveva tra gli 11 e i 12 anni cominciano le aggressioni seriali,

Alle Autorità di Polizia locali vengono segnalati diversi casi di giovani ragazzi, di età compresa tra i 4 e gli 8 anni ,che erano stati attratti in aree isolate nei sobborghi di Charlestown e fatti oggetto di violenza estrema, da parte di un ragazzo più grande di loro. I racconti erano drammatici, dopo averli attirati con la scusa di fargli vedere la tana di un animale, o con la promessa di dargli delle caramelle, i bambini venivano legati, bastonati e frustati e sangue,  ad alcuni venivano infilati degli aghi nella pelle, spesso veniva usato un coltello con il quale veniva tagliuzzato il cuoio capelluto o venivano praticate delle incisioni sotto le ascelle; sulle ferite l’aggressore  versava acqua salata.

Mentre le vittime legate, urlavano dal dolore, il violentatore si masturbava.

Dopo di chè lasciava andare i ragazzini minacciandoli di non parlare sennò li avrebbe uccisi.

La voce si sparse nella comunità e la madre di Jesse, sospettando che il colpevole fosse il figlio, decise di abbandonare Charlestown e di trasferirsi a South Boston, cosa che avvenne nel 1872.

South Boston nel 1900

Appena arrivati, i casi di aggressione cominciarono di nuovo, con le stesse identiche modalità sopradescritte, fino a che uno dei bambini ebbe il coraggio di parlare e Jesse Pomeroy venne arrestato.

Venne portato davanti al Tribunale che a quell’epoca si occupava dei delitti commessi da Minorenni.

Il giudice lo dichiarò colpevole e lo condannò ad essere rinchiuso in Riformatorio sino ai 18 anni.

Dopo la condanna il quotidiano Golden Globe definì, senza mezze misure, Jesse Pomeroy “mentally deficient” .

Non si segnalano eventi di rilievo durante questa sua prima detenzione. Sembra che Jesse passasse tutto il suo tempo a leggere, gli altri ragazzi non si avvicinavano a lui per l’aspetto che incuteva timore.

Sta di fatto che dopo appena due anni , nel 1874, Jesse, che aveva 14 anni,  venne rilasciato ed affidato alla madre, che nel frattempo aveva aperto un negozio di sartoria ed al fratello Charles, che vendeva giornali, nella loro casa di South Boston. Il padre lavorava nei cantieri navali ed era sempre ubriaco, non partecipando più, di fatto alla vita in famiglia.

GLI OMICIDI

Purtroppo, da quel momento, Jesse non si accontenta più di aggredire le sue vittime ma comincia ad uccidere.

Sembra anche  aver cambiato pure l’oggetto delle sue attenzioni.

Infatti non aggredisce più i maschi ma le femmine

La prima a sparire, nel marzo del 1874, è una ragazzina di 10 anni, Katie Curran.

Come era uso a quei tempi, la Polizia per invogliare la popolazione a collaborare mette una taglia di 500 dollari a chiunque potesse fornire notizie e collaborazione alle Autorità inquirenti.

La taglia offerta per la cattura del rapitore di Mary Curran

Il 22 aprile del 1874, il copro mutilato di Horace Millen, di soli quattro anni, venne ritrovato nella palude di Dorchester Bay.

Non ci volle molto per gli investigatori ad avere sospetti su Jesse Pomeroy che da poco era stato rilasciato ed era stato arrestato per atti di violenza.

La polizia si recò nel sotto bottega del negozio della madre al fine di effettuare una perquisizione.

Lì sotto un mucchi di cenere, ritrovò parte dei resti di Katie Curran, accuratamente nascosti sotto un mucchio di cenere.

Immediatamente ri-arrestato, Jesse  Pomeroy venne sottoposto a processo.

Aveva 15 anni.

IL PROCESSO

La difesa comunque depositò due mozioni con le quali si sosteneva l’infermità mentale di Jesse Pomeroy.

Il giudice le respinse. I difensori altro non poterono fare che appellarsi alla clemenza della Corte.

Nle febbraio del 1875 Pomery fu dichiarato colpevole di due omicidi premeditati commessi con sevizie, e condannato a morte per impiccagione, equiparando le sue consapevoli azioni a quelle di un adulto.

Nonostante l’efferatezza degli omicidi, si doveva comunque eseguire una condanna a morte per un ragazzo di 15 anni che ai più sembrava un ebete. Il Pomeroy durante il processo sembra non abbia mai aperto la bocca.

Il Governatore dell’epoca William Gaston non se la sentì di mettere la firma sul documento che avrebbe condotto alla morte il Pomeroy.

Seguirono una serie di traversie giudiziarie e di discussioni in seno alle Autorità.

Alla fine si raggiunse un compromesso.

Jesse Pomeroy, nell’agosto del 1876, venne condannato all’ergastolo da passare in isolamento

La sera del 7 settembre 1876, Jesse Pomeroy, fu trasferito dal carcere della contea di Suffolk alla prigione di stato di Charlestown.

Un penitenziario di fine ‘800

Aveva 16 anni e 9 mesi e da lì cominciò la sua vita in isolamento.

In prigione, Pomeroy si dimostrò tutt’altro che un “mentally deficient”.

Imparò  a leggere e a parlare lingue straniere tra le quali l’ebraico e il tedesco, scrisse poesie e le pubblicò. Studioò legge e redasse numerosi atti contro la sua condanna.

Tentò di evadere ben 10 volte dimostrando notevoli doti di ingegno. Durante un tentativo sventato i secondini trovarono nella sua cella, corde, barre di ferro e un trapano fatto a mano.

Una volta intervenendo sui tubi del gas che passavano nei muri della sua cella, provocò una esplosione nella quale rimase gravemente ferito.

Un rapporto psichiatrico del 1914 dichiarava Jesse Pomeroy come uno dei più intelligenti “tentati evasori” della storia americana.

Nel 1917, con il sostegno del Pocuratore distrettuale Joseph Pelletier,  la sentenza di isolamento venne annullata e Pomeroy godette di un po’ di vita in comune con gli altri carcerati.

Nel 1929 divenuto cagionevole di salute fu trasferito al Bridgewater Hospital dove morì il 29 settembre 1932.

Jesse Pomeroy da anziano  (da www.celebrateboston.com)

Commonwealth è, negli Stati Uniti d’America, il termine con cui quattro stati federati designano ufficialmente se stessi: Kentucky, Massachusetts, Pennsylvania e Virginia. Questo termine, che non indica una differenza particolare rispetto agli altri Stati dell’Unione, enfatizza il fatto che essi hanno un “governo basato sul consenso del popolo” in opposizione al precedente status di Colonia reale (da Wikipedia.org)

MARY BELL

Mary Bell (da allthatsinteresting.com/mary-bell)

L’INFANZIA

Mary Flora Bell è nata a Betty  il 26 maggio 1957.

Sua madre, Betty Bell,  era una prostituta, e rimase incinta di Mary all’età di 17 anni.

Quando partorì sua figlia chiese ai medici di “toglierle quella cosa da dosso”.

Durante l’infanzia di Mary, era sempre  assente da  casa. Ma quando era presente sottoponeva la piccola Mary ad abusi fisici e psicologici.

Il compagno della madre Billy Bell, era un criminale recidivo, dedito a scippi e rapine.

La casa di Bell si trovava nella zona economicamente depressa di Scotswood, a Newcastle, dove la violenza domestica e il comportamento criminale erano la norma.

La sorella di Betty , successivamente testimoniò che la madre aveva cercato di dare illegalmente in adozione la figlia ad una donna che non era riuscita, per le vie legali, ad adottare un bambino.

Varie volte Mary finì ricoverata in Pronto Soccorso, una volta perché,  a dire della madre, era caduta dalla finestra, un’altra perché,  accidentalmente aveva ingerito dei sonniferi che l’avevano fatta cadere in stato di semi-coma.

Qualcuno ha ipotizzato che la madre di Mary soffrisse della sindrome di Münchhausen per procura , conosciuta anche come sindrome di Polle (Polle era il figlio del barone di Münchhausen, morto infante in circostanze misteriose), è un disturbo mentale che affligge genitori o tutori (solitamente le madri) e li spinge ad arrecare un danno fisico al/alla figlio/figlia (o ad altra persona incapace, ad esempio un familiare disabile o, in alcuni casi, anche a un animale domestico) per farlo credere malato e attirare l’attenzione su di sé. Il genitore/tutore viene così a godere della stima e dell’affetto delle altre persone perché apparentemente si preoccupa della salute del/della proprio figlio/figlia. Il nome deriva dalla sindrome di Münchhausen, nella quale il paziente si fa del male per farsi credere malato e attirare l’attenzione su di sé. (tratto da Wikipedia)

Betty desiderava ardentemente l’attenzione e la compassione che gli incidenti di sua figlia l’avevano portata.

Secondo i resoconti successivi forniti da Mary stessa, sua madre iniziò a venderla ai clienti quando aveva solo quattro anni .

A cinque anni Mary assistette all’investimento , da parte di un autobus, e alla morte del suo amichetto del cuore , evento che sembra l’abbia fortemente traumatizzata, facendole perdere un positivo punto di riferimento.

Già all’età di dieci anni, Mary  era diventata una strana bambina, ritirata e manipolatrice, sempre in bilico, al limite della violenza.

Si era messa a girare nel quartiere con una ragazzina di pari età Norma Bell (con cui non aveva alcuna parentela)

Insieme a Norma si divertivano bighellonavano compiendo atti vandalici ed aggredendo altri bambini.

Sembra che già prima dell’omicidio tre mamme avessero denunciato alla Polizia che qua

L’11 maggio 1968, un bambino che stava giuocando con Mary sull sommità di un rifugio antiaereo cadde rimanendo gravemente ferito, sembra che sia stato spinto da Mary; comunque l’episodio venne archiviato dai genitori come un incidente di gioco.

Il 25 maggio 1968, il giorno prima del suo undicesimo compleanno , Mary Bell,  insieme alla sua amica Norma Bell, strangolò a morte Martin Brown, un bambino di quattro anni, attirandolo con la scusa di dargli delle caramelle, in una casa in St Margaret’s Road.

St Margaret’s Road, Newcastle, dove è stato ritrovato il primo corpo (Image: NCJ Archive)

Alla scomparsa del ragazzino, seguirono ricerche che in breve condussero al ritrovamento della salma.

La polizia era disorientata. Oltre a un pò di sangue e saliva dalla bocca della vittima, non c’erano segni evidenti di violenza. Mary non aveva premuto con tale forza da lasciare lividi o tumefazioni. C’era, tuttavia, una bottiglia vuota di antidolorifici sul pavimento vicino al corpo.

Si penò ad una ingestione accidentale di pillole e la sua morte fu liquidata come  un incidente.

Poco giorni dopo, Mary e la sua amica Norma entrarono in una scuola materna e dopo aver distrutto banchi e suppellettili,  lasciarono una serie di scritte (senza firme né nomi)  nelle quali dicevano che erano state loro ad uccidere il bimbo,  promettendo di uccidere di nuovo.

Le scritte lasciate a scuola da Mary e Norma Bell (da www.goodreads.com/review/show)

La polizia pensò che il vandalismo e le scritte erano state vergate da adolescenti vogliosi di attirare l’attenzione e non diede importanza all’indizio.

Così come nessuno credette alla stessa Mary Bell che andava dicendo a scuola che era stata lei ad uccidere il bambino. Dato che non diceva mai la verità nessuno la ascoltò.

Mary Bell era evidentemente alla patologica  ricerca di seeking sensations e non si sarebbe più fermata.

Il 31 luglio, due mesi dopo il primo omicidio, Mary Bell in compagnia della sua amica Norma strangolò un altro bambino  Brian Howe, di tre anni.

Questa volta, Bell mutilò il corpo con le forbici, incidendo una M sul petto del bambino, lo tagliò in più parti, gli deturpò i genitali e gli tagliò i capelli.

Poi abbandonò il corpo in un campo poco distante la casa del bambino

La X segna il punto il cui il corpo di Howe è stato ritrovato (Image: NCJ Archive)

Cominciarono le ricerche a cui parteciparono pure Mary e Norma Bell.

Quando il corpo di Brian fu finalmente trovato, il quartiere fu preso dal panico: due bambini erano morti strangolati in altrettanti mesi.

Si sospettò la presenza di un pedofilo serial Killer

La polizia, cominciò a prendere sul serio il caso ed avviò le indagini, che coinvolsero i genitori ed soprattutto intervistò  decine  di bambini locali, sperando che qualcuno avesse visto qualcosa.

Dopo effettuata l’autopsia, il coroner riferì un particolare interessante ed inquietante , il bambino era stato sì strangolato ma lentamente come se la persona non avesse particolare forza .

La mancanza di forza usata nell’attacco suggeriva che l’assassino di Brian avrebbe potuto essere un bambino.

Anche Mary e Norma vennero sentite dalla Polizia.

Soprattutto delle testimonianze l’avevano vista insieme a Brian il giorno della sua morte.

Mary, messa sotto torchio dagli investigatori , inventò una storia nella quale sosteneva di aver visto un bambino di otto anni colpire Brian il giorno della sua morte con un paio di forbici rotte.

Quello fu un errore fatale per Mary Bell: la mutilazione del corpo con le forbici era stata nascosta dalla stampa e dal pubblico.

Le forbici con cui venne ucciso Brian Howe (da www.keywordbasket.com)

Era un dettaglio noto solo agli investigatori e un’altra persona: l’assassino di Brian.

Sia Norma sia Mary crollarono sotto le ulteriori domande.

IL PROCESSO

Al processo, il pubblico ministero disse alla corte che la ragione di Mary Bell per commettere gli omicidi era “esclusivamente per il piacere e l’eccitazione dell’uccidere”. La stampa britannica la definiva “mostro, malvagia”.

Nel dicembre del 1968, la giuria condannò Mary Bell  all’ergastolo (il termine esatto è a Piacere di Sua Maestà la Regina,  un termine legale britannico che denota una condanna indeterminata, il detenuto rimarrà in carcere fino a quando Le Autorità lo riterranno) per duplice omicidio.

La pena doveva essere scontata presso un manicomio giudiziario poiché gli psichiatri nominati durante il processo avevano convinto la giuria che Mary Bell mostrava “classici sintomi di psicopatia” e non poteva essere ritenuta pienamente responsabile delle sue azioni.

Norma Bell, fu assolta perché risultò solo spettatrice dei delitti.

Le cure psichiatriche però ebbero efficacia e solo dopo 12 anni le Autorità si convinsero che la Bell era inoffensiva e poteva esse rilasciata cosa che avvenne nel 1980.

IL MARY BELL ORDER

Dal suo rilascio dalla prigione nel 1980, dopo aver scontato una condanna a 12 anni, aveva solo 23 anni, Mary Bell,  ha vissuto sotto una serie di pseudonimi.

La sua identità è stata protetta da un ordine del tribunale, che è stato anche esteso per proteggere l’identità di sua figlia dall’attenzione scandalistica. Anche così, è stata costretta a spostarsi più volte per sfuggire ai tabloid, ai giornali e al pubblico in generale, che in qualche modo hanno sempre trovato il modo di rintracciarla.

Le cose peggiorarono per Bell dopo che ebbe la figlia nel 1984. La figlia di Bell non sapeva dei crimini di sua madre fino all’età di 14 anni, quando un giornale scandalistico riuscì a trovare il marito di Bell e così rintracciò anche Mary.

Ben presto, una manciata di giornalisti circondò la sua casa e si accampò di fronte ad essa. La famiglia ha dovuto fuggire dalla loro casa con le lenzuola in testa.

Nel 1998, Bell ha collaborato con Gitta Sereny in un racconto della sua vita, in cui descrive in dettaglio l’abuso che ha sofferto da bambina per mano della sua prostituta madre e dei suoi clienti.

Mary Bell espatriò negli Usa dove vive tutt’ora. E’ nonna e vive abbastanza agiatamente anche grazie alle interviste che le hanno fruttato notevoli utilità economiche.

Il 21 maggio 2003, la Bell vinse una battaglia legale perché l’anonimato per lei e sua figlia fosse esteso per tutta la vita. Ogni ordine per la protezione dell’anonimato a vita è perciò oggi definito nel Regno Unito “Mary Bell Order“.

Dott. Giulio BERRI

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