Sette, nuovi movimenti magici e satanismo. Alcuni profili fenomenologici

La fluidità fenomenologica della setta

Il termine “setta” è stato, nel corso del tempo, ricondotto a due diverse origini etimologiche[1]. In principio, ritenuto derivante dalla medesima radice del verbo latino sector (rafforzativo di sequor, seguire), indicava l’insieme dei “seguaci” di un maestro di vita o di una determinata scuola di pensiero (sectae, ad es., erano gli Aristotelici, gli Stoici, gli Scettici, etc.). Prevalse in seguito l’etimologia che poneva la parola in correlazione con il verbo secare (tagliare, staccare) e iniziò dunque a designare le congreghe di natura ereticale, appunto distaccatesi da una Chiesa originaria (si pensi, ad es., nel contesto cristiano, agli Albigesi, ai Catari e ai Valdesi). L’espressione assunse, quindi, una valenza sostanzialmente negativa.

Dal punto di vista sociologico, si definiscono “sette” o “culti” quei movimenti che palesano una attitudine a isolarsi dal contesto sociale nel quale sono inscritti, a mantenere con esso forme di contrapposizione e di conflitto. In tal senso risultano, dunque, riconducibili alla generale categoria della devianza[2]. I consessi sociali elaborano un sistema di norme e regole cui i consociati devono conformare i loro comportamenti, garantendo in tal modo ordine e stabilità nel contesto di riferimento. Il comportamento deviante, “è quello che non si conforma alle regole sociali, che viene meno alle aspettative di un gruppo, comunità o società”[3]. Il crimine, violando le leggi penali del contesto, può quindi considerarsi la forma più estrema di comportamento deviante.

Nel corso del tempo, l’espressione “setta” ha assunto – grazie alla risonanza attribuita ad alcuni significativi casi nonché a certe rappresentazioni mediatiche del fenomeno tendenti alla semplificazione e allo stereotipo – i comuni tratti di un “assortimento di caratteristiche negative come presenze bizzarre ed eretiche, lavaggio del cervello e controllo mentale, sfruttamento economico e pratiche scorrette, manipolazioni e intrighi politici, inganno, orge sessuali e suicidi individuali e di massa”[4]. Il rischio, in taluni casi, è quello di incorrere in indiscriminate generalizzazioni e di finire con l’attribuire, senza i necessari approfondimenti, le peculiarità sopra descritte anche a organizzazioni non necessariamente orientate in senso criminale.

Alcuni studiosi ritengono preferibile adottare la definizione “nuovi movimenti religiosi” e “nuovi movimenti magici” (v. infra); altri ricorrono all’espressione “famiglie spirituali”[5].

In relazione alle esperienze religiose, Troeltsch (1931) distingue tra[6]:

  • la chiesa, parte integrante dell’ordine sociale;
  • la setta, indifferente o ostile al consesso sociale e alle leggi che lo regolano, tradizionalmente critica nei confronti della chiesa perché determinata a convivere con lo Stato adottando compromessi;
  • il misticismo, del tutto separato dal contesto circostante e dedito a promuovere una intima, personale percezione del Divino.

Per quanto più specificamente attiene alle sette, Wilson (1970)[7] ne individua le seguenti tipologie:

  • conversioniste: intendono cambiare gli esseri umani ricorrendo alla meditazione interiore;
  • rivoluzioniste: attendono il sopraggiungere di un evento soprannaturale che sovverta l’ordine sociale consolidato;
  • introversioniste: propugnano una salvezza interiore, in una prospettiva esclusivamente individuale;
  • manipolazioniste: si ritengono depositarie esclusive di specifiche conoscenze;
  • taumaturgiche: impiegano pratiche di guarigione;
  • riformiste: attraverso il miglioramento dei singoli individui, auspicano il miglioramento del mondo;
  • utopiste: si ritengono detentrici di un sapere che potrebbe rendere il mondo libero dai mali sociali e dai conflitti che lo affliggono.

Secondo Pace (1997), le sette possono invece ripartirsi in[8]:

  • radicali: fondate su ideali ascetici e purificatori, di particolare rigore, nonché su un totale rifiuto del mondo e su forme di isolamento praticate per raggiungere un superiore piano spirituale;
  • ascetico-intramondane: i cui componenti non si isolano dal mondo, pur conformando la propria condotta a principi di purezza e rigore morale;
  • mistico-realistiche: si disinteressano completamente del mondo e di ogni istituzione socio-politica, impegnandosi nella ricerca di una esperienza mistica;
  • terapeutiche e sincretistiche: ispirate e guidate da un leader carismatico, cui attribuiscono attitudini di guaritore. I membri si interessano a un percorso di conversione ascetico-iniziatico che li induce a sentirsi degli eletti.

Circa il rapporto tra Chiesa e Setta, Stark e Bainbridge (1985) ribadiscono che la prima si configura come un gruppo religioso che accetta il contesto sociale nel quale si torva a esistere e che la seconda mantiene, nei confronti di esso, un rapporto conflittuale[9]. Gli Autori distinguono, inoltre, i culti in relazione alle risorse e ai benefici che offrono ai propri adepti. Da questo punto di vista, dunque, essi possono presentarsi come:

  • audience cults: costituiti dall’uditorio che circonda alcuni soggetti che vantano una certa notorietà mediatica e che veicolano le proprie idee attraverso libri, conferenze e trasmissioni televisive. Tali culti offrono, per un costo contenuto, fattori compensativi parimenti modesti;
  • client cults: ne fanno parte persone che hanno contatti diretti, ancorché occasionali, con chi offre, a pagamento o a titolo gratuito, determinate tipologie di prestazione (guaritori, maghi, indovini, medium, consulenti spirituali);
  • cult movements: risultano organizzati secondo modalità simili alle Chiese e, a differenza delle categorie precedenti, rientrano a pieno titolo nell’ambito dei nuovi movimenti religiosi.

Gli audience cults ed i client cults si caratterizzano per una organizzazione meno strutturata e per il fatto di non pretendere dai loro simpatizzanti una frequentazione continua e sistematica[10]. D’altra parte, tali tipologie di culto contano generalmente su una fitta rete di simpatizzanti e su una vasta clientela fissa, attratte dal messaggio spirituale di cui si affermano depositarie e dalle pratiche terapeutiche che offrono. In tal senso, dunque, gli audience cults ed i client cults possono determinare lo sviluppo di nuove tipologie di religiosità[11].

Tali realtà si segnalano anche perché accomunate da alcuni significativi e peculiari tratti di devianza, tra i quali rientrano[12]:

  • il fatto di collocarsi a un livello di rispettabilità inferiore rispetto alla Chiesa e alle altre confessioni religiose;
  • il dinamismo della loro organizzazione: nascono prendendo le distanze dalla Chiesa ufficiale e sono soggette a frequenti riconversioni e modificazioni delle loro originarie caratteristiche distintive;
  • l’attitudine essenzialmente autoritaria: la disciplina risulta, evidentemente, un requisito indispensabile per il mantenimento, da parte dei vertici, della leadership sugli aderenti;
  • la strutturazione di tipo piramidale, con una rigorosa connotazione gerarchica, al cui vertice si pone un capo carismatico;
  • l’impiego di tecniche di controllo e manipolazione mentale per attirare possibili adepti e mantenerli nel proprio ambito;
  • l’impiego, nei confronti degli aderenti, di forme di coercizione collettiva;
  • la determinazione a mantenere soggiogati gli adepti, ispirando loro paura e sensi di colpa.

Sotto il profilo strutturale, le sette possono poi differenziarsi come segue[13]:

  • società iniziatiche: gruppi che si dedicano a pratiche esoteriche, attraverso specifici riti e liturgie;
  • società rivoluzionarie, politiche o utopistiche: consessi segreti la cui finalità ultima consiste nel sovvertimento dell’ordine costituito;
  • ordini religiosi: organizzazioni che professano il proprio credo pubblicamente e apertamente, con liturgie e riti cui chiunque può partecipare;
  • culti emergenti: consessi strutturati intorno a un referente spirituale, a un capo carismatico, fulcro di ogni attività del gruppo.

Dal punto di vista delle finalità perseguite, Barresi (2006) ripartisce infine le sette in[14]:

  • gruppi di purificazione: tesi a consentire agli aderenti il raggiungimento, appunto, della purificazione, a permettere loro il ricongiungimento con il Divino. Propugnano l’amore universale e la fratellanza cosmica;
  • gruppi di trasgressione: affermano la centralità dell’individuo rispetto all’universo, focalizzano la propria attenzione sul soddisfacimento delle proprie esigenze, per così dire, “biologico-immanenti”. Tale approccio egotico-centrico, teso all’accrescimento delle potenzialità psicofisiche dell’uomo, può concretizzarsi in rituali incentrati sul sesso e sull’assunzione di sostanze stupefacenti;
  • gruppi di illuminazione: consessi guidati da un soggetto illuminato, da un leader carismatico che assolve alla funzione di guida spirituale e materiale degli adepti, incarnando ai loro occhi il ruolo di depositario della verità assoluta;
  • gruppi di potere: contesti impegnati a dar vita a un nuovo tipo di società. In determinati casi, costituiscono un potere occulto di carattere politico ed economico.

Secondo l’Autore, tra i quattro gruppi ora menzionati rientrano non solo organizzazioni che perseguono finalità pienamente rispettabili, ma anche sette dai significativi tratti criminosi.

I nuovi movimenti magici

Abbiamo considerato che certi studiosi sono soliti suddividere le organizzazioni settarie in “nuovi movimenti religiosi” e “nuovi movimenti magici”. Tale suddivisione è stata recepita anche nel documento Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia, predisposto, nel febbraio 1998, dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. In esso si evidenzia, tra l’altro, l’esigenza di conciliare il monitoraggio dei fenomeni criminali connessi con tali realtà con il rispetto della libertà di culto, costituzionalmente garantita: “Infatti”, si legge nel testo, “se in base al dettato costituzionale ‘tutte le confessioni religiose sono libere di fronte alla legge’ (art. 8), è necessario che i rispettivi statuti ‘non contrastino con l’ordinamento giuridico’; e inoltre, se ‘tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto’ (art. 19), è pur sempre imprescindibile che ‘non si tratti di riti contrari al buon costume’.”

Il documento dà conto dell’attività effettuata al fine di individuare e, per così dire, censire i nuovi movimenti religiosi e magici: ciò, valendosi di rilevazioni finalizzate a “discernere i fondamenti storici ed i presupposti dogmatici delle dottrine propugnate dalle varie congregazioni, per capire se nel messaggio trasmesso, nei fini perseguiti e nei metodi adoperati, si ravvisino aspetti antigiuridici o antisociali.”

Una simile ricerca è risultata assai ardua, essendosi dovuta districare in una “nebulosa di formazioni, sia strettamente ‘localizzate’ che di respiro internazionale, sia uniche ed originali che mere filiazioni o emanazioni di grandi movimenti, caratterizzate in genere da un’estrema fluidità e dalla tendenza a fondere e confondere insegnamenti della dottrina cristiana, principi estratti dai sistemi filosofico-religiosi orientali, nozioni elementari di psicologia transpersonale, elementi di esoterismo, occultismo e spiritismo e, soprattutto, fantasiose elaborazioni concettuali (cui, magari, si pretende di attribuire un fondamento di scientificità).”

Per quanto riguarda i nuovi movimenti religiosi, il testo considerato approda alla seguente suddivisione – qui riportata in termini meramente enunciativi – valutando poi quali delle realtà organizzative considerate presenti più significativi profili di rilevanza criminologica:

  • movimenti d’innovazione occidentali (tra cui i cd. “movimenti per lo sviluppo del potenziale”, detti anche “psicosette” o “autoreligioni”);
  • movimenti di derivazione cristiana (movimenti “apocalittico-millenaristi”; gruppi antipapisti e scismatici; gruppi profetico-messianici; sincretismi cristiani; “false chiese”);
  • movimenti d’ispirazione orientale (movimenti creati da occidentali suggestionati dalla cultura orientale; movimenti già considerati “nuovi” nel paese d’origine, importati in Occidente da maestri orientali che intendono proporre messaggi tipici della propria tradizione; gruppi orientalisti fondati da “guru” italiani).

Se, con il concetto di religione, possiamo intendere una esperienza del sacro ricercata e coltivata per se stessa, da questa è necessario tenere distinta la magia, intesa come esperienza di potere, il cui fine sia quello di migliorare la condizione di chi la pratica[15].

In tale prospettiva, possiamo dunque identificare i cd. nuovi movimenti magici con quelle organizzazioni che attribuiscono alla dimensione trascendente un significato del tutto peculiare, connotato in senso utilitaristico e strumentale. I membri di tali organizzazioni si impegnano, dunque, a conseguire forme di elevazione spirituale e, in concreto, ad acquisire il potere di travalicare i limiti che le leggi fisiche impongono agli esseri viventi.

Il che avviene attraverso:

  • l’apprendimento graduale e progressivo, previa iniziazione, di antiche conoscenze, tramandate da confraternite segrete e precluse ai “profani”. Tra tali conoscenze rientrano formule capaci di alterare l’ordine causale degli eventi (esoterismo, occultismo, magia iniziatica e cerimoniale, satanismo) e modalità idonee a consentire la comunicazione e l’interazione con entità non divine, pur se provviste di caratteri sovrumani (spiritismo e culti ufologici);
  • il contatto diretto con forze occulte e con energie vitali della natura, idonee a consentire di approdare a uno stato di armonia assoluta con l’Universo (neopaganesimo e New Age).

Anche in questo caso, come in quello dei movimenti religiosi, l’impiego del termine “nuovi” è correlato a una prospettiva esclusivamente temporale, in quanto riferito a quei consessi che hanno assunto rilevanza dal secondo dopoguerra in poi.

In sintesi, lo studio del Ministerno dell’Interno così giunge a sintetizzare i fenomeni considerati:

  • movimenti esoterici e occultistici;
  • spiritismo;
  • culti ufologici;
  • sette satanico-luciferine;
  • movimenti neopagani e New Age.

è comunque necessario precisare che le classificazioni, le definizioni e le terminologie finora considerate non sono da intendersi in senso assoluto, ma come riferimenti di massima per tentare di orientarsi nel contesto ampio, multiforme e in continua mutazione costituito appunto dalle sette (il cd. cultic milieu). In tale ambito non sembrano infatti sussistere nette linee di demarcazione e non risultano insoliti i casi in cui l’esperienza religiosa e quella magica – secondo le accezioni sopra brevemente considerate – si presentino congiunte o sovrapposte, concorrendo a rappresentare differenti aspetti di una medesima concezione della vita.

Per quanto riguarda, in particolare, i movimenti magici, occultistici e satanici, al loro interno si registrano innumerevoli ed eterogenei filoni, di volta in volta orientati verso l’esoterismo e lo spiritismo, le filosofie pseudo-sataniche, le dottrine di magia bianca e nera, etc. I gruppi satanici non sono, inoltre, sempre necessariamente violenti e rilevanti dal punto di vista criminologico, né sempre si riferiscono al Satana della tradizione cristiana, intendendolo, piuttosto, in certi casi, come un principio filosofico o identificandolo con divinità ancestrali quali il dio Pan. Determinate sette luciferine si stemperano infatti nel neopaganesimo e nella neo-stregoneria, correlate ad antiche divinità pagane.

Categorie del satanismo

Secondo J.K. Huysmans, il satanismo “consiste in una pratica sacrilega, in una ribellione morale, in un’orgia spirituale, in un’aberrazione per nulla ideale e cristiana; risiede anche in un godimento temperato dal timore, […] e nella gioia proibita di trasferire a Satana gli omaggi e le preghiere dovute a Dio; consiste nell’inosservanza dei precetti cattolici che vengono seguiti all’incontrario, commettendo, per oltraggiare più gravemente Cristo, i peccati che egli ha più espressamente maledetti: la contaminazione del culto e l’orgia carnale.”[16]

Negli ultimi decenni, i mass media hanno ripetutamente focalizzato la propria attenzione sul fenomeno del satanismo, non di rado riferendosi a episodi criminosi attribuiti a gruppi di individui talvolta sbrigativamente ricompresi nel novero delle sette sataniche, accreditando, nel pubblico, la generica equiparazione – in realtà non sempre scontata – tra satanismo, sette sataniche e condotte criminose.

Per il Rapporto citato, “circoscrivere il significato del termine satanismo ad un ambito certo e definitivo non è facile; si tratta, infatti, più di una tendenza che di un movimento vero e proprio.” Fiori (2005)[17] ritiene, al contrario, che il satanismo trascenderebbe i limiti della mera tendenza e potrebbe giungere a rivelare persino i tratti di una sorta di religione, provvista di una particolare visione della vita e del mondo, del tutto opposta a quella cristiana e con essa inconciliabile.

Secondo Introvigne (1994), da un punto di vista storico e sociologico, il satanismo può essere definito come “l’adorazione o la venerazione, da parte di gruppi organizzati in forma di movimento, tramite pratiche ripetute di tipo culturale o liturgico, del personaggio chiamato Satana o Diavolo nella Bibbia, sia questo inteso come una persona o come un mero simbolo.”[18]

L’Autore distingue quattro correnti di satanismo, a ciascuna delle quali si ispirano i vari gruppi, anche se, in concreto, la distinzione non risulta netta e, spesso, impianti dottrinali e rituali tendono a sovrapporti e confondersi tra loro:

  • satanismo occultista: fa propria la visione del mondo descritta dalla Bibbia, la Creazione, la cacciata dal degli Angeli ribelli, divenuti in seguito demoni, adottando però la prospettiva avversa;
  • satanismo razionalista: concepisce Satana come il simbolo del Male e si incentra su una visione del mondo anticristiana, edonista e immorale;
  • satanismo acido: il culto del diavolo rappresenta un pretesto per attuare eccessi e depravazioni, con rituali orgiastici basati sull’uso di sostanze stupefacenti, abusi psicologici e sessuali;
  • luciferismo: di derivazione manichea[19] o gnostica[20]. Lucifero e Satana costituiscono oggetto di venerazione nell’abito di cosmogonie secondo le quali rappresenterebbero un aspetto positivo o, comunque, necessario, del sacro.

Secondo il menzionato Rapporto del 1998, in Italia sembrerebbero “rappresentate un po’ tutte queste componenti, con prevalenza della prima e della terza.”

Secondo M. Truzzi, i satanisti possono suddividersi in due categorie: i satanisti indipendenti o solitari e quelli affiliati a gruppi[21].

Quelli indipendenti o solitari sono individui isolati che vivono appunto in solitudine la loro esperienza cultuale satanica, sia essa vera o presunta. Possono a loro volta distinguersi in:

  • tradizionali: i cd. operatori dell’occulto, in particolare i praticanti di magia nera. Si tratta, in molti casi, di persone che speculano sulla credulità della gente comune. È possibile che pongano in essere reati a danno dei loro “assistiti”;
  • acidi: secondo alcuni studiosi, sussisterebbe “un legame tra le esperienze allucinatorie della cultura della droga e la reviviscenza di interesse per il diavolo”[22]. I satanisti “acidi” non sarebbero che dei drogati provvisti di conoscenze di occultismo, persuasi di invocare e incontrare il demonio nel corso dei “viaggi” indotti dagli stupefacenti.
  • psicotici: essenzialmente soggetti affetti da disturbi di carattere psichiatrico, che s’interessano di occultismo e satanismo.

Quelli affiliati a gruppi risultano a loro volta ripartibili nelle seguenti categorie: satanisti puri o stereotipici e satanisti non stereotipici:

  • puri o stereotipici: coloro che adorano un essere le cui caratteristiche derivano integralmente dal Satana della Bibbia. A loro volta, distinguibili in quattro gruppi:
  • tradizionali: si conformano al modello descritto nei processi inquisitoriali del Medioevo. Si dubita che siano mai realmente esistiti;
  • acidi: correlati alla controcultura della droga, non isolati, ma riuniti in gruppi all’interno dei quali il connubio tra droga e satanismo è suscettibile di tradursi in condotte pericolose;
  • sessuali, distinti in due sottotipi: sadomasochistici e sessuo-orgiastici, dediti ad attività eterosessuali e talora omosessuali ritualistiche, nell’ambito di liturgie sataniche nelle quali non è insolito ravvisare anche elementi ispirati alla magia cerimoniale di Aleister Crowley[23];
  • anticristiani: loro principale scopo, la profanazione di riti cristiani.
  • non stereotipici: adorano una entità chiamata Satana, rielaborando la teologia biblica che lo riguarda. Tre possibili accezioni:
  • baphomettisti: adorano un idolo denominato appunto Baphomet (come già i Templari, secondo i capi d’accusa formulati nel processo intentato nei loro confronti). La liturgia adottata è di tipo manicheo, si rivolgono a Satana come “Signore della Terra”, insieme o in contrapposizione a Dio, “Signore del Cielo”;
  • carismatici: assumono come dottrina di riferimento “rivelazioni” del proprio leader o sue rielaborazioni (si pensi, ad es., al gruppo di “Nostra Signora d’Endor”, di Toledo, Ohio, guidato da Herbert Arthur Sloane, pressoché estinto con la morte del leader, negli anni Ottanta del Novecento). Considerano il Dio della Bibbia con un cattivo demiurgo e Satana la guida gnostica necessaria per sottrarsi al giogo di un mondo corrotto;
  • razionalisti: non credono al soprannaturale, celebrano piuttosto l’adorazione del demonio e i riti satanici come psicodramma terapeutico in cui ci si libera da quelle che considerano “superstizioni” cristiane.

Tali suddivisioni, in ogni caso, non attestano necessariamente differenze molto accentuate: non è insolito che anche tali fenomeni tendano, nella realtà, a sovrapporsi e fondersi.

Tra le categorizzazioni elaborate dagli studiosi, riportiamo infine quella proposta da Perlmutter (2004)[24]:

  • satanismo religioso/organizzato: praticato da gruppi che si riconoscono in credenze diverse. Stabilire con precisione la loro collocazione geografica risulta arduo, molte organizzazioni del genere si trovano in Europa, negli Stati Uniti, in Australia. In America, alcune chiese sataniche sono riuscite a ottenere lo status di religione e godono della tutela del primo emendamento e dell’esenzione fiscale. Le dottrine di riferimento, è superfluo precisarlo, risultano decisamente in antitesi a quelle delle religioni tradizionali; nel complesso, gli appartenenti a tale tipologia di satanismo appaiono tuttavia cittadini rispettosi della legge e le pratiche cui si dedicano – almeno quelle note – di rado integrano la fattispecie dell’attività illecita. Conclusione, questa, peraltro in netta contraddizione con quanto affermato da molti fuoriusciti da sette così connotate;
  • satanismo tradizionale/transgenerazionale: secondo l’Autrice, costituito da una rete segreta, internazionale, impegnata in varie attività criminose (violenza sessuale, rapimenti di bambini, pornografia infantile, omicidi rituali, etc.). Secondo taluni, le pratiche rituali adottate dai componenti di questi gruppi ricomprenderebbero anche sacrifici umani e di animali. La mancanza di riscontri oggettivi in tal senso ha indotto più di uno studioso e una significativa parte dell’opinione pubblica, a concludere che affermazioni del genere siano per lo più riconducibili a falsi ricordi di pazienti in terapia o semplici credenze;
  • satanismo sedicente tale: a questa categoria appartengono soggetti dediti a tali pratiche senza correlazioni con gruppi organizzati o consessi poco strutturati. Secondo l’Autrice, tra questi potrebbero distinguersi i dilettanti (dediti superficialmente all’occulto) ed i criminali veri e propri (che razionalizzano gli atti compiuti appunto inscrivendoli in una prospettiva occultista). Per quanto riguarda l’impianto dottrinale ed i rituali di dilettanti e criminali, essi risultano talvolta di pura invenzione, scaturenti dalla commistione di varie tradizioni esoteriche e dall’emulazione di pratiche tratte dalle rappresentazioni mass-mediatiche dei culti satanici. “I sedicenti satanisti, quindi, non possono essere considerati ‘veri credenti’ del Satanismo, perché il loro principale interesse solitamente consiste nell’acquisizione del potere personale e di un notevole guadagno materiale o, comunque, nella gratificazione proveniente dall’attività criminale, piuttosto che in quella derivante dalle pratiche di adorazione messe in atto durante il culto satanico”[25];
  • satanismo della subcultura giovanile: i soggetti ascrivibili a tale categoria potrebbero ricondursi, sotto vari profili, al satanismo sedicente tale. Ne differiscono, tuttavia, perché il loro interesse per la dottrina di riferimento risulta transitorio, se non occasionale, e potrebbe non dare necessariamente impulso a condotte criminose. Di solito, in questo ambito, rientrano adolescenti e giovani adulti che si avvicinano all’occulto grazie alla musica, al cinema, a Internet, etc.[26] A spingerli, in genere, è un profondo senso di estraneità rispetto ai valori dominanti del contesto sociale e ai correlati modelli comportamentali. I giovani che sposano la subcultura satanica possono, come accennato, palesare nei suoi confronti un interesse transitorio oppure, nel caso tale interesse permanga, essere reclutati in organizzazioni strutturate. Nell’eventualità che essi pongano in essere azioni criminose, queste consisteranno essenzialmente in atti di vandalismo, incendi dolosi, profanazione di tombe, violenza scolastica, mutilazioni di animali e, talvolta, omicidi.

Satanismo e scena del crimine

Al di là dell’enfasi che certi giornali adottano, non di rado, nel trattare eventi in qualche modo riconducibili a contesti occultistici, sembra sia piuttosto raro, almeno in Italia, imbattersi nell’operato di gruppi dediti a pratiche cultuali correlate al satanismo puro[27]. Il Rapporto del Ministero dell’Interno considera, in proposito, che “si possono categoricamente escludere le cifre abnormi (centinaia di sette per migliaia di seguaci) propalate talvolta dagli organi di informazione o da alcuni sedicenti esperti. Pura fantasia, ovviamente, anche l’affermazione che queste eterogenee conventicole siano collegate ad un’organizzazione centrale, una sorta di ‘internazionale satanica’, guidata da un Antipapa nero.”

Sembra che culti del genere siano riscontrabili in termini più significativi negli Stati Uniti, dove gli studiosi conducono su tali realtà ricerche secondo le modalità dell’osservazione diretta partecipante, attraverso “l’infiltrazione e la condivisione della vita di gruppi religiosi minoritari, di cui si intende poi dare conto in ricerche socio-antropologiche”[28].

È appena il caso di ribadire, come già considerato, che professare il satanismo e praticare riti a esso correlati non implica necessariamente la commissione di reati. “Rimane comunque vero che per alcuni specifici casi si può parlare di satanismo criminoso, ossia di quel particolare comportamento criminale che, direttamente o indirettamente, è in relazione con l’ideologia, la cultura e la pratica del satanismo.”[29]

In una accezione lata di fenomenologia – ovvero lo studio e la classificazione di fenomeni come si manifestano all’esperienza, nel tempo e nello spazio – i delitti a connotazione satanica possono costituire oggetto di studio anche sotto il profilo delle caratteristiche peculiari delle correlate scene del crimine. Si parla, in questi casi, di ritual crime scene investigation[30]: gli studiosi e gli investigatori hanno individuato vari indicatori verosimilmente attestanti un delitto ascrivibile all’ambito qui preso in considerazione. Vediamone alcuni:

  • abiti soprattutto neri, bianchi o scarlatti;
  • alfabeto incomprensibile e non decifrabile;
  • altari con manufatti rituali (calici, coltelli, candele, etc.);
  • animali o parti di corpo umano conservati in frigorifero;
  • assenza del sangue degli animali eventualmente rinvenuti in loco;
  • boccette di polvere e/o sale colorato;
  • calendari con evidenziati giorni dal significato simbolico o rituale;
  • stanze drappeggiate di nero o di rosso;
  • lumini, candele bianche o colorate;
  • computer utilizzati per visitare siti dell’occulto;
  • disegni di simboli occulti;
  • disegni strani o insoliti (pentacoli, etc.);
  • atti vandalici e/o furti riguardanti oggetti e/o manufatti sacri e/o religiosi e/o cristiani;
  • mutilazioni di animali con rimozione di specifiche parti del corpo (cuore, lingua, orecchie, ano, etc.);
  • pupazzi o bambole infilzati con aghi o mutilati;
  • pubblicazioni sul Satanismo, libri di magia e di rituali, manoscritti dedicati all’occulto;
  • resti scheletrici e/o teschi umani;
  • utilizzo di alcune parti di animali (piume, peli, ossa, etc.) per creare simboli sul terreno.

In generale, l’analisi degli indicatori presenti sulla scena di un crimine deve essere condotta con la massima cautela. Gli elementi presi in considerazione potrebbero, com’è noto, essere frutto di una manipolazione, di una attività di staging tesa a confondere gli investigatori. Con riferimento a delitti apparentemente ascrivibili all’ambito del satanismo, è possibile (spesso, probabile) che essi possano ricondursi a individui o piccoli gruppi che, come abbiamo visto, praticano tale dottrina in termini improvvisati e dilettanteschi, riproducendo in modo grossolano e semplicistico suggestioni sbrigativamente tratte da rappresentazioni mediatiche dei fenomeni occultistici. “Nei crimini satanici, l’accuratezza di tale analisi è ancora più importante per cercare di comprendere se un determinato crimine è realmente riconducibile ad una pista ‘satanista’. In queste situazioni così complesse, infatti, è molto semplice cadere in errore e giungere a conclusioni estremamente affrettate.”[31]


[1] Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia, Ministero dell’Interno (Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Direzione Generale Polizia di Prevenzione, febbraio 1998).

[2] Zappalà A., Delitti rituali, Centro Scientifico Editore, Torino, 2004.

[3] Marotta G., Criminologia. Storia, teorie, metodi, Cedam, Padova, 2015, p. 33.

[4] Barker E., “Gran Bretagna”, in Introvigne M., Mayer J.F. (a cura di), L’Europa delle nuove religioni, ElleDiCi, Torino, 1993, p. 58.

[5] Melton J.G., 1993, in Zappalà A., op. cit.

[6] Troeltsch E., The Social Teaching of the Christian Churches, MacMillian, New York, 1931.

[7] Wilson B., Religious Sect, McGraw-Hill, Englewoods Cliffs, 1970.

[8] Pace E., Le sette, Il Mulino, Bologna, 1997.

[9] Stark R., Bainbridge W.S., The Future of Religion, Secularization, Revival and Cult Formation, University of California Press, Berkeley – Los Angeles – London, 1985.

[10] Barresi F., Sette religiose criminali. Dal Satanismo criminale ai culti distruttivi, EdUP, Roma, 2006.

[11] Berzano L., Forme di pluralismo religioso, Il Segnalibro, Torino, 1997.

[12] Barresi F., op. cit.; Santovecchi P., I culti distruttivi e la manipolazione mentale, Dehoniane, Bologna, 2004.

[13] D’Arcadia A., Nuove religioni, culti emergenti, sette, De Vecchi, Milano, 1991.

[14] Barresi F., op. cit.

[15] A proposito dei concetti di ierofania e cratofania, v. Eliade M., Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, 2008.

[16] Praz M., “Satanismo”, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, Treccani, Milano – Roma, 1929 ss, vol. XXX, p. 901. Con il termine satanismo si designa altresì “l’atteggiamento di sacrilega sfida e gusto di sentimenti perversi deliberatamente coltivati, in voga soprattutto presso scrittori romantici e decadenti” (ibidem; v. anche Russel J.B., Il Diavolo nel mondo moderno, Laterza, Bari 1988).

[17] Fiori M., “Il fenomeno delle sette ed il ‘satanismo criminoso’”, in Gnosis. Rivista italiana di Intelligence,  4, 2005, http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista5.nsf/servnavig/25 (consultato il 29 marzo 2021).

[18] Introvigne M., Indagine sul satanismo: satanisti e antisatanisti dal Seicento ai nostri giorni, Mondadori, Milano, 1994 [a], p. 12.

[19] All’origine del manicheismo vi è una dottrina filosofica diffusasi in Oriente verso la prima metà del III secolo. Affermava l’esistenza di due principi increati, la Luce e le Tenebre, a loro volta creatori del Bene e del Male. Il principio del Bene è Dio (Luce), artefice degli esseri spirituali buoni, quello del Male è il Diavolo (Tenebre), creatore del mondo materiale. Tale dottrina, elaborata dal babilonese Mani (216-277) assunse ben presto i tratti di una vera e propria religione.

[20] Lo gnosticismo è un movimento filosofico, religioso ed esoterico, a carattere iniziatico, estremamente complesso e articolato, la cui massima diffusione si ebbe, nel mondo ellenistico greco-romano, tra il II e il IV secolo d.C. Il termine venne coniato da Henry More nel 1669, con esplicito riferimento al vocabolo greco “gnósis” (conoscenza) utilizzato nell’antichità dai seguaci del movimento.

[21] Introvigne M., Il cappello del mago, SugarCo, Milano 1990 [b].

[22] Navone J., “Diavolo/esorcismo”, in De Fiores S. e Goffi T. (a cura di), Nuovo Dizionario di Spiritualità, Paoline, Cinisello Balsamo, 1985, p. 405.

[23] Aleister Crowley (1875-1947), occultista inglese, sin dal 1898 affiliato alla Golden Dawn. Nel 1920, fondò a Cefalù, in Sicilia, l’Abbazia di Thelema. In seguito allo scandalo causato da ricorrenti voci sull’uso di stupefacenti e orge praticate all’interno della comunità “thelemita”, le autorità disposero l’espulsione di Crowley dall’Italia e, nel 1924, l’Abbazia venne chiusa (Introvigne M., op. cit. [b]).

[24] Perlmutter D., Investigating Religious Terrorism and Ritualistic Crime, CRC Press, Boca Raton, 2004.

[25] Russo F., Elementi di criminologia. Il criminal profiling per l’investigazione dei crimini rituali e dell’occulto. Celid, Torino, 2014, pp. 62-63.

[26] Sulla valenza criminogenetica, in senso satanico, dei mass-media, v. Barresi F., op. cit. e Russo F., op. cit.

[27] Mastronardi V.M., De Luca R., Fiori M., Sette sataniche, Newton Compton, Roma, 2008.

[28] Introvigne M., op. cit. [b], p. 367.

[29] Mastronardi V.M., De Luca R., Fiori M., op. cit., p. 68.

[30] Mastronardi V.M., De Luca R., Fiori M., op. cit.; Russo F., op. cit.

[31] Mariconda L., Caponnetto P., Auditore R., “I crimini nelle sette sataniche: un’analisi ‘sistemica’ della scena del crimine”, Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, VII, 1, 2013.